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05 Maggio 2018

Nuova Uscita Recital del Duo Octo Cordae

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Nel repertorio cameristico il violino è uno degli strumenti più presenti ed anche nella formazione in duo con un altro violino sono annoverabili opere musicali di grande valore ed interesse. La Sonata op. 3 n. 5 di Jean-Marie Leclair (1697-1764) rappresenta perfettamente la fusione del gusto francese con le più recenti innovazioni della scrittura strumentale violinistica italiana che il musicista di Lione assimilò studiando a Torino negli anni ‘20 del Settecento con Giovanni Battista Somis e che continuò ad approfondire frequentando musicisti esponenti di spicco della storia del repertorio violinistico come Pietro Locatelli ma anche confrontandosi con Johann Joachim Quantz, durante suo periodo di formazione in Italia. La Sonata op. 3 n. 5 è un esempio di composizione in cui i due strumentisti hanno occasioni molteplici di dimostrare abilità strumentale e finezza di interpretazione: nulla è esteriore e superficiale in questo lavoro in cui nei tre movimenti Allegro ma poco, Gavotta (Andante grazioso) e Presto, l’eleganza dei motivi tematici è sempre confortata dalla scrittura necessariamente contrappuntistica ma anche agile e piacevole. Giovanni Battista Viotti (1755-1824) fu un personaggio che viaggiò moltissimo, cercando di maturare la propria personalità di musicista ed insieme di cercare di agire nel mondo del commercio, occupandosi della vendita di vini per garantirsi la maggiore agiatezza economica possibile. Allievo a Torino di Gaetano Pugnani, Viotti ebbe fortuna a Parigi ma dalla capitale francese scappò per evitare i rischi della permanenza nella temperie rivoluzionaria e dopo diverse peripezie si stabilì a Londra. Nel periodo Londinese dei primi anni del XIX secolo compose moltissima musica, tra cui la Serenata op. 23 n. 6, opera in cui lo stile caratteristico del musicista, si impone con il suo estro e con le caratteristiche impennate che avrebbero reso i suoi concerti solistici per violino e orchestra modelli fondamentali a cui musicisti come Paganini dovettero non poco. La Serenata è articolata in sette movimenti che esordiscono con una Marcia: Risoluto scandita ed energica un secondo movimento ‘con moto’ a cui segue un elegante e galante Minuetto e poi un Andante seguito da un sapiente ed accattivante Canone: Allegretto ma non presto cui seguono il sesto movimento ‘Allegretto’ per concludersi con il settimo ‘Andantino-Allegro’. Il trattamento magistrale dei due strumenti in un brano evidentemente non esibizionistico ma al contempo di grande impegno tecnico, all’ascoltatore fa dimenticare che si tratti di soli due violini, tanto la ricchezza della scrittura comunica un senso di piena completezza sonora. Charles Auguste de Bériot (1802-1870) fu sostanzialmente il fondatore della scuola violinistica belga ed il suo magistero di grande didatta formò virtuosi dello stampo di Henri Vieuxtemps, preparando la strada ad Eugène Ysaÿe. Il Duo Concertante op. 57 n. 1 nei tempi Moderato, Adagio moderato e Rondò (Allegro con spirito), è eccellente testimonianza della maestria del violinista compositore, che sfoggia qui la sua abilità di trattamento dello strumento, sempre affiancata da un’inventiva melodica evidentissima, a cui probabilmente non fu estranea la sua condizione di coniuge di una della massime cantati liriche di tutti i tempi, Maria Malibran. Massone come pure lo era stato Viotti, de Beriot fu musicista dotato di grande fantasia, come dimostra il duetto Aria spagnola op. 113 n. 6 (moderato tempo di Bolero), omaggio a quell’esotismo spagno-leggiante che coltivarono G. Bizet, P. de Sarasate, N. Rimsky-Korsakov, per non dire che dei più importanti. Anche in questo brano si affiancano magistero virtuosistico e vivacità d’invenzione che caratterizzano tutta la produzione del musicista, presenza insostituibile nel repertorio dei virtuosi dello strumento e repertorio formativo nei corsi accademici di studio. Non meno formativo il repertorio di Henryk Wieniawski (1835-1880): straordinario virtuoso ed autore di brani tra i più brillanti ed impegnativi per le eccezionali doti tecniche che la sua musica richiede dagli interpreti, il compositore è considerato il massimo didatta polacco. Anch’egli di formazione franco-belga, il musicista compose opere di grande fascino, amate e frequentate dai violinisti, che trovano nelle più brevi pagine così come nei concerti con accompagnamento orchestrale ,invenzioni musicali e virtuosistiche sempre attuali e gradite dagli ascoltatori, affascinati dalla fecondità dell’invenzione melodica, come dalla brillantezza della scrittura strumentale. Il brano Etude Caprice op. 18 n. 1 è pagina insieme accattivante e poetica, che richiede un sereno e solido possesso di doti strumentali, indispensabili per valorizzarne la lineare ed espressiva liricità, con la quale i due solisti sono sempre impegnati senza poter mai allentare l’attenzione e la tensione interpretativa. E del resto quando a suonare sono solo due violini, senza coperture e sostegni di sorta, la nudità dell’organico non consente incertezza o mancate soluzioni. Ma quando tutto è a posto, la piacevolezza e la sostanziosità di un programma come questo qui presentato dal Duo Octo Cordae sono garantiti.

Mo Nicola Scardicchio

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